mercoledì 2 novembre 2016

IL VIAGGIO RIFLESSO


Il viaggio era un pretesto per allontanarci da noi stessi, tu da me, io da te, dalla nostra immagine reciprocamente riflessa. Che cosa vedono, gli altri, di noi stessi, nei nostri occhi, attraverso i nostri occhi? E quale idea possono farsi di se stessi? E noi di loro? Eravamo in viaggio, con quell’alternarsi di esplorazioni e ricapitolazioni notturne, che è implicito nel percorso. Il passato entra nel viaggio come in sogno, nell’uno e nell’altro non vi è più una distinzione, una direzione univoca. Il nostro modo di allontanarci da noi stessi era immergersi nella concretezza del qui e ora e poi, di notte, sprofondare nel nostro passato, come in risposta allo spaesamento dell’ignoto, un modo per confermare le nostre identità fluttuanti immergendoci nell’immobilità della memoria, una memoria fuori di ogni controllo, confusa o troppo nitida, com’è dei sogni. 

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