domenica 19 novembre 2023

LUNGO IL FIUME DEI FIUMI

Il Mali, almeno nell’area più vitale del suo vasto territorio, s’identifica con il Niger, Ngher nella lingua dei Tuareg, il fiume dei fiumi. Terzo fiume africano per lunghezza, il Niger è infatti, per il Mali, ciò che il Nilo è stato ed è tuttora per l'Egitto. Se il paese delle piramidi deve la sua stessa esistenza al grande fiume che lo attraversa, tanto da poter essere considerato una sola, lunghissima oasi nel deserto, stretta fra rocce e sabbie, il Mali non sarebbe concepibile senza la sua arteria fluviale, che consente la pesca, l’agricoltura e l’allevamento del bestiame. Oltre a essere fonte di vita, il Niger è la via privilegiata dei commerci e degli spostamenti umani. Quasi fosse un vecchio in ascolto, è il depositario della saggezza e il custode delle storie: miti, leggende, narrazioni orali, nate nei villaggi disseminati lungo le sue sponde, hanno seguito il corso del fiume, il fluire delle correnti, lo scivolare delle piroghe, le piene e le secche stagionali. Un patrimonio che il fiume ha, per così dire, raccolto e disperso in una lenta stratificazione di motivi, voci e personaggi, di simboli e sogni che appaiono e svaniscono nelle foschie dell’harmattan. Ogni viaggio è scoperta e assuefazione ai grandi spazi e all’incedere pigro dei flutti, l’adeguarsi a una cadenza che è del fiume e degli uomini che vivono lungo il suo corso, stanziali o in continuo movimento; ma anche il movimento è un'illusione, un'increspatura nell'immutabilità dei cicli stagionali, nel succedersi progressivo e inesorabile delle generazioni. Il fiume è un microcosmo dilatato che si rinnova restando identico, è la stasi dei villaggi che scorrono, il ripetersi dei gesti usuali di battellieri e commercianti, pescatori e guardiani di mandrie, missionari e viaggiatori a diverso titolo. Il Niger è una metafora dell'Africa intera, un continente immobile, dove ogni slancio si disperde negli spazi smisurati, nei vuoti e nei silenzi di una natura ostile o refrattaria alla presenza umana.

giovedì 16 novembre 2023

SAVANE SOMMERSE: LABIRINTO

SAVANE SOMMERSE: LABIRINTO:      Indifferente a ogni piano regolatore, la città dirama i suoi pseudopodi lungo i crinali dei colli, su terrazzamenti e fosse naturali....

venerdì 21 aprile 2017

PARAFRASI

     La città terrena potrebbe riprodurre quella celeste, l’immagine del cosmo, ma può anche darsi che sia una parafrasi dell’inferno, un inferno melmoso e capillare. O magari un microcosmo dilatato, nel quale inferno e paradiso si compenetrano. Non che questo sia di grande aiuto nella ricerca di se stessi, ma lascia almeno intendere come su questa Terra il bene e il male s’intreccino in un groviglio indissolubile. 

lunedì 26 dicembre 2016

UNA CAMERA D'ALBERGO

Non c'è più niente per cui valga la pena di scrollarsi, di rimettersi in viaggio. Così resto sdraiato sul letto, chiudo gli occhi e le immagini che prendono forma in questa parodia di campo visivo sono immagini di altre camere d'albergo, i soffitti bassi e le stampe alle pareti, la carta a fiori, i quadri dozzinali, le file di stampelle vuote, le lampade fioche, l’odore di chiuso, di polvere; in tutte quelle stanze tanto simili da apparire indistinguibili, mi figuro schiacciato dallo stesso silenzio, la mia figura si confonde, si fa anonima, un fruscio stropicciato di lenzuola, un'ombra, l’alone di una macchia sul tappeto, poi più niente. 

sabato 3 dicembre 2016

IDENTIFICAZIONE

La critica di Cartier-Bresson al pubblico delle mostre, che non guarda più le opere limitandosi a identificarle, va estesa alla percezione del mondo, che ci scorre accanto, sempre più conforme alle nostre aspettative. Che cosa si deve mettere a fuoco per comprendere? Rivelare del già noto una visuale inaspettata o piuttosto concentrare l'attenzione sul singolo dettaglio e da quello ricostruire un’intera città? Cogliere il riflesso dei passanti sulle vetrine o il nostro, nel volto specchiato dal retrovisore, identico ogni giorno, ogni giorno differente? 

domenica 20 novembre 2016

UN LIBERO MERCATO



     Risali le strade strette fra file di case senza affaccio, muri imbiancati a calce su cui si arrampica la brattea diffusa della buganvillea, t’inoltri nel mercato delle corporazioni sbirciando argenti e vasellame, la cromia multiforme e presto monocorde delle ceramiche, lo sguardo muto di una vecchia al telaio. Ogni mercante di stoffe t’invita nella sua bottega. Per tutti sei un cliente, un estraneo: il libero mercato ha creato il tuo concetto di vacanza e con quello la tua noia, l’insofferenza, la disperazione.

mercoledì 2 novembre 2016

IL VIAGGIO RIFLESSO


Il viaggio era un pretesto per allontanarci da noi stessi, tu da me, io da te, dalla nostra immagine reciprocamente riflessa. Che cosa vedono, gli altri, di noi stessi, nei nostri occhi, attraverso i nostri occhi? E quale idea possono farsi di se stessi? E noi di loro? Eravamo in viaggio, con quell’alternarsi di esplorazioni e ricapitolazioni notturne, che è implicito nel percorso. Il passato entra nel viaggio come in sogno, nell’uno e nell’altro non vi è più una distinzione, una direzione univoca. Il nostro modo di allontanarci da noi stessi era immergersi nella concretezza del qui e ora e poi, di notte, sprofondare nel nostro passato, come in risposta allo spaesamento dell’ignoto, un modo per confermare le nostre identità fluttuanti immergendoci nell’immobilità della memoria, una memoria fuori di ogni controllo, confusa o troppo nitida, com’è dei sogni. 

venerdì 8 luglio 2016

IN SECCA

   Nel vento gonfio di polvere, si respira un senso di abbandono, di stagione finita. Il bacino in fondo al canale è asciutto, un cordone di dune ostruisce la foce. Imbarcazioni da diporto, pescherecci e cabinati giacciono in secca, come navi incagliate nel deserto. Un panfilo, inclinato di fianco, ostenta antichi splendori, il ponte tirato a lucido, lo scafo riverniciato di fresco: sulla fiancata, in rosso, il nome Alice. Anche noi, siamo incagliati, una lenta corrosione appesantisce i passi, la sabbia che il vento ci alita sul viso scava rughe sottili, metodiche: restiamo qui, inermi, ad aspettare la naturale consunzione delle cose, le labbra gonfie, inaridite, che non abbiamo più la forza di cercare.


martedì 31 maggio 2016

LE STAZIONI DEL VIAGGIO


La premessa del viaggio è quella della favola, per quanto non sia chiaro l'oggetto della ricerca, se una ricerca abbia luogo e il tutto concorra al ristabilimento di un equilibrio perduto. Le stazioni del racconto di magia ineriscono al rito, ne svolgono la trama simbolica; le tappe di un viaggio rivendicano la singolarità, un carattere specifico e originale, ogni luogo è diverso dall’altro: per raggiungerlo, viene attraversato uno spazio e il suo attraversamento è parte integrante tanto del viaggio che del ricordo. La definizione di un luogo non può prescindere dalla sua lontananza. 

lunedì 16 maggio 2016

ASTENIA

Scrutare nel silenzio della camera sgranando i rumori di là delle pareti, a uno a uno. Distesi sul letto, il fastidio dei nostri corpi accaldati, il tempo rallenta e anche le voci, il ronzio delle mosche, lo scalpiccio dei passi dal corridoio, tutto è più sordo, attutito nel torpore, nell'astenia che ottunde senza alleviare l'ansia dell'esserci. Amare i nostri vicendevoli rancori, contrastare il vuoto prima che un vuoto più fondo ci annulli. E dopo, nient'altro da guardare che il soffitto ruvido, grezzo o gli interstizi fra le stecche dell'avvolgibile da cui filtra una luce sporca, pulviscolare. 

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IL DESERTO ILLUSTRATO